Sarno (Sa), 13 anni dopo: la soluzione è la prevenzione

 

In occasione del 13° anniversario della tragedia di Sarno, l'Ordine Nazionale dei Geologi si è riunito in convegno. Il Presidente del Consiglio Regionale dei Geologi della Campania, Francesco Peduto, spiega alla nostra redazione cosa è emerso e come la prevenzione sia l'unico modo per convivere con il rischio ambientale
 
Giovedi 5 Maggio 2011 - Dal territorio - 
 
Tredici anni fa, il 5 maggio 1998, a Sarno (SA), avvenne una tragedia difficile da dimenticare: un gravissimo fenomeno franoso, composto da colate rapide di fango di due milioni di metri cubi,  inghiottì centinaia di case tra Sarno, Quindici, Bracigliano, Siano e San Felice a Cancello. Le vittime furono 160, di cui 137 nella sola Sarno. Ieri, in concomitanza con l'anniversario, si è svolto il convegno dell'Ordine Nazionale dei Geologi, dal tema: "Le Frane in Casa: 1998 - 2011. Da Sarno a oggi", al quale hanno partecipato più di 500 geologi provenienti da tutta Italia, esperti e docenti universitari. All'evento di Napoli, voluto ed organizzato dall'Ordine della Campania, erano presenti il Presidente Nazionale, Gian Vito Graziano e Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Regionale dei Geologi della Campania, a cui abbiamo chiesto cosa sia emerso dall'incontro.

Dott. Peduto, cosa è emerso dal convegno di ieri?
"E' molto significativo il fatto che noi, come Ordine dei Geologi della Campania, ogni anno, ostinatamente, in occasione dell'anniversario di questa tragedia, riproponiamo un evento sulla difesa del suolo per tenere alta l'attenzione e perché riteniamo che purtroppo da allora, e sono passati 13 anni, sia stato fatto molto poco soprattutto in direzione della previsione e prevenzione, tanto più importante quanto minori sono, i fondi a disposizione, che diminuiscono ogni anno, per gli interventi di tipo strutturale, cioè la sistemazione dei fenomeni franosi e delle aree alluvionabili. Il convegno si è svolto lungo più direttive: la mattina l'aggiornamento scientifico e l'aggiornamento dei piani di Protezione Civile e delle varie Autorità di Bacino. Poi due importanti novità: una è quella della sottoscrizione dell'intesa con la Protezione Civile Nazionale- che ha fatto il Consiglio Nazionale - e l'altra cosa molto importante è che abbiamo aiutato lo sviluppo- l'altro ieri eravamo al Senato della Repubblica - di un nuovo disegno di legge che è stato presentato sulla difesa del suolo, che è molto stringente proprio sulla prevenzione, sui Presidi Territoriali, ma soprattutto è molto stringente sulla normativa esistente, molta della quale non viene purtroppo applicata. Mette quindi ordine nella filiera normativa del 'chi fa cosa' e del 'chi è responsabile di cosa', visto che quando succedono queste disgrazie, purtroppo quasi mai si sa di chi è la colpa. Nel pomeriggio c'è stata una lunga ed interessante tavola rotonda degli addetti ai lavori: erano presenti i sindaci dei cinque comuni, il nuovo responsabile dell' Arcadis, la struttura regionale di difesa del suolo, il coordinatore d'area regionale della difesa del suolo e i segretari delle Autorità di Bacino
".

Gli interventi di messa in sicurezza realizzati a Sarno sono stati molto onerosi?
"I soldi spesi a Sarno sono effettivamente moltissimi. Certo è che il tipo di intervento che è stato fatto a Sarno non è riproponibile ovunque, sia per motivi ambientali - sono stati interventi molto invasivi che hanno rispettato davvero poco l'impatto ambientale - sia per mancanza di fondi. Un motivo in più per fare prevenzione. Proprio a Sarno c'è stata un'esperienza incredibile di prevenzione con i Presidi territoriali che sono stati oggetto di pubblicazioni scientifiche e che sono stati riproposti anche altrove. Ma guarda caso, proprio in Campania, purtroppo con il finire dell'emergenza sono stati 'tolti di mezzo' e solo ora si riparla di rifare quest'esperienza brillante e significativa"
.

I lavori di messa in sicurezza in cosa sono consistiti, in pratica?
"Non sono ancora stati completati. Sono stati rivolti all'ampliamento del canale drenante, i canali che esistevano sono stati sistemati in modo che non ci fossero strozzature che ampliavano e stringevano la linea di flusso delle acque e poi in aree significative sono state realizzate delle vasche di raccolta del fango nel caso si riproponesse fenomeni di colata".


E' ipotizzabile che si ripeta un evento franoso del genere?
"Purtroppo sì, perché gli studi fatti in seguito all'emergenza che c'è stata hanno verificato che su quei pendii c'è ancora grande presenza di queste piroclastiti sciolte che sono quelle che danno origini alle colate, per cui potrebbero riproporsi soprattutto dove ci sono già state
".

Molte abitazione andarono distrutte nel 1998: nella ricostruzione, si è tenuto conto di ciò che è successo?
"Penso proprio di sì, ma resta il fatto che buona parte di quei centri abitati rimangono in aree che potrebbero dare luogo a dei problemi; però trasferire parti di centro abitato richiederebbe somme ancora maggiori, che non sono disponibili. A maggior ragione sottolineo l'importanza di fare prevenzione. Come ricordava il Sindaco di Bracigliano, Ferdinando Albano, durante la tavola rotonda, in uno dei cinque comuni, in caso di eccessiva piovosità, sarebbero ben 2500 le persone da evacuare. Se la previsione e la prevenzione funzionano, se c'è il presidio territoriale si può anche convivere col il rischio ambientale. Il problema è quando, come in questo momento, non c'è assolutamente nulla. Non può essere un dispaccio della Regione Campania di allerta meteo a può risolvere tutti i problemi, perché di fatto non li risolve".

Quindi non è in essere un sistema di allerta?

"Le faccio un esempio al contrario: nel dicembre 1999, ad un anno dal disastro, quando i Presidi Territoriali funzionavano, fu superata di moltissimo la soglia di allarme, ma proprio perché c'erano i tecnici dei Presidi, i geologi ed i tecnici sul territorio verificarono che le luci dei ponticelli erano tutte disoccluse, che non c'erano problematiche di dissesto incipiente sui versanti e che non c'erano altri indicatori che davano problemi: in quel caso, nonostante fosse stata superata di molto la soglia d'allarme, non fu evacuata la popolazione. Per questo le dicevo che questa è stata un'esperienza fantastica di come si può fare Protezione Civile preventiva e mitigazione del rischio senza arrivare a spendere cifre enormi, che tra l'altro non ci sono, sistemando tutti i fenomeni franosi sul territorio".

Che, come voi ci insegnate, in Italia sono molti...
"485.000 frane censite ad oggi su tutto il territorio nazionale, il 10% della superficie esposta al rischio, il 6,8% di questa superficie che investe direttamente centri abitati, produttivi ed infrastrutture, come si fa? Non basterebbero decine di finanziarie del Governo centrale. E' necessario un cambio di cultura".

Per concludere: il rischio non si può eliminare, ma ci si può convivere se la prevenzione funziona
.


Julia Gelodi
 
 
 


 

 


  

 

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